Girando intorno a Murakami e al suo
mondo, mi è capitato di leggere un articolo di Giorgio
Amitrano, già uscito su Alias e poi pubblicato su un bel blog, Le parole delle cose, dove vi consiglio di andare a curiosare.
Giorgio Amitrano è il traduttore di
Murakami, la persona che ha il difficilissimo compito di trasformare
qualcosa in qualcos'altro rispettandone, tuttavia, la natura, il senso,
il ritmo.
“Tradurre
Murakami significa, dall’inizio alla fine, affrontare problemi
concreti, cercare pazientemente nella propria cassetta degli
strumenti la parola giusta e, una volta trovata, valutarne il colore,
il peso, la densità; giudicarla perfetta e doverla poi, con
rammarico, mettere da parte perché non “lega” col resto della
frase. Oppure capita di usare la lima per ridurre le ripetizioni,
sapendo che in giapponese sono accettate e in italiano no. Alcuni
giudicano la ripetitività di Murakami un difetto, ma anche se a
volte io stesso la trovo irritante, devo ammettere che le sue
ripetizioni non indeboliscono il racconto, anzi lo rafforzano. E alla
fine diventano una cifra stilistica. Per questo bisogna fare
attenzione. Limare troppo modificherebbe il profilo dei suoi testi,
alterandone i lineamenti. Allo stesso tempo, riprodurre integralmente
ogni ripetizione, ignorando che giapponese e italiano obbediscono a
diverse regole di logica e ritmo, provocherebbe nel lettore un
rifiuto.”
Il
lavoro del traduttore è un lavoro paziente di ricerca continua, una ricerca
solitaria e
quotidiana senza la quale i confini in cui viviamo,
immaginiamo e pensiamo sarebbero assai più stretti. Eppure il
traduttore è un po' il fantasma della letteratura, è per questo che
mi è venuta voglia di scrivere due righe per ricordare chi ci ha reso possibile leggere qualcosa altrimenti illegibile.
After Dark, di Murakami Haruki è il titolo dell'ultimo libro scelto dal nostro gruppo di lettura. Ne abbiamo parlato ieri sera, davanti ai soliti vassoi strapieni di dolci, cioccolatini e a qualche bicchiere di vino rosso (a dirla tutta girava anche dell'ottimo sidro). Parlando, parlando abbiamo scoperto che Murakami Haruki (Murakami è il cognome, Haruki è il nome, che in Giappone si usano in quest'ordine) è una vera pop star della rete. Esiste in commercio addirittura un App per Ipod e Ipad che si può scaricare per ricevere ogni giorno una citazione tratta da un suo libro. Il Murakami diary costa soltanto 2,39 euro ma... è in inglese. Provare per credere, clicca qui
Poi siamo andate a cercare i trailer del film preferito da Takahashi, Alphaville, lo stesso che dà il nome al love hotel di Tokio in cui s'incrociano le vite dei protagonisti del libro. Per chi non lo ricordasse, o non l'avesse mai saputo, Alphaville è un film del 1965 diretto da Jean-Luc Godard, un film che Murakami descrive nel dialogo che segue tra Mari e Takahashi: "Cosa significa Alphaville?" “E’ il nome di una città immaginaria in un prossimo futuro.”
“Ah, è un film di fantascienza? Tipo Guerre Stellari?”
“No, non è di quel genere, non è un film d’azione, con effetti speciali… non so spiegarmi bene, ma è un film ideologico. In bianco e nero, con tanti dialoghi, di quelli che danno nei cinema d’arte e d’essai.”
“Come ideologico?
“Tipo, ad Alphaville le persone che piangono vengono arrestate e punite pubblicamente.”
“Perché?”
“Perché ad Alphaville nessuno deve provare emozioni profonde. Quindi non esistono sentimenti come l’amore. E nemmeno la contraddizione o l’ironia. Tutte le cose vengono regolate usando una formula matematica secondo uno schema centralizzato.”[…]
“Beh, non è che mi sia troppo chiaro. Comunque in questa città, Alphaville, il sesso esiste?”
“Sì, il sesso esiste.”
“Un sesso che non ha bisogno nè di amore nè di ironia…”
“Già.”
Ma i riferimenti al cinema non sono soltanto nei richiami a Godard. Murakami descrive le scene come fossero inquadrate da una telecamera, esterna, estranea agli avvenimenti, e come se ciò che la telecamera riprende non fosse reale, ma qualcosa che accade in zona liminare, che sta tra la realtà e il sogno. Questa zona sospesa è lo spazio in cui si muovono e s'incontrano i sei personaggi del libro, sei persone che vivono la notte tutta intera, rimanendo svegli fino all'alba. "Scegliamo una di queste case che sembrano tutte uguali e scendiamo dritti. Passiamo attraverso una finestra del primo piano dalle tende color crema abbassate ed entriamo senza far rumore nella stanza di Asai Eri.
Nel letto Mari dorme stretta alla sorella. Si sente il suo lieve respiro. Da quel che possiamo vedere, sembra un sonno tranquillo. Forse perché il suo corpo si è scaldato, le guance sono più rosee di prima. I capelli le ricadono sulla fronte. Probabilmente sta facendo un sogno, oppure è solo un ricordo, ma sulle labbra le affiora l’ombra di un sorriso. E’ passata attraverso un lungo tempo buio, ha scambiato molte parole con le persone della notte che nella notte ha incontrato, ma ora finalmente è tornata al luogo a cui appartiene. Attualmente, almeno per il momento, intorno a lei non vi è nulla che la minacci. Ha diciannove anni ed è protetta dal tetto e dalle pareti. E' protetta dai giardini tenuti a prato, dai sistemi d’allarme, dalle station wagon tirate a lucido, dai grossi cani intelligenti che passeggiano nel vicinato. La luce mattutina che entra dalla finestra l’avvolge con dolcezza, la riscalda. La sua mano sinistra è posata sui capelli neri di Eri sparsi sul cuscino. Le dita sono aperte dolcemente e un po’ piegate, in un modo naturale."
Continuando a parlare, abbiamo poi scoperto che i riferimenti al jazz in cui s'inciampa continuamente tra le pagine del libro non nascono soltanto da un esigenza narrativa: nel 1975 Haruki aprì un jazz bar a Tokyo, insieme alla moglie. Il locale si chiamava Peter cat, dal nome del suo gatto, era un grande stanzone bianco senza finestre con le sedie e tavoli di legno, ovunque foto di gatti. La musica è per lui una grande passione e After Dark, che ha dato il titolo al libro, è uno straordinario pezzo jazz del 1959 suonato dal trombettista Curtis Fuller.
La serata si è chiusa con una finestra aperta su Murakami e sul Giappone e con il desiderio di leggere e conoscere ancora.
Questo spazio è a disposizione di tutti coloro che vorranno aggiungere e condividere qualcosa a proposito di Murakami, di After dark e del favoloso Giappone.