giovedì 5 novembre 2015

Conrad e la linea d'ombra

Nel nostro incontro di martedi 27 ottobre  abbiamo parlato dei libri di Joseph Conrad che avevamo scelto di leggere, La linea d'ombra e Cuore di Tenebra
Quando ci vediamo per discutere di un libro e per scegliere il titolo del prossimo, non ci diamo mai dei compiti precisi - vige una sorta di anarchia ben temperata - perciò anche questa volta ognuno ha portato quello che più gli sembrava interessante per il confronto.
Luisa aveva portato un utilissimo schema che riassumeva la complicatissima vita del nostro autore, Sonia e Laura alcuni articoli, Rossella la prefazione a Il negro del Narciso, in cui è esposta la poetica letteraria dell'autore. È tutto qui, in calce alle note.




Il nostro giudizio è stato molto positivo, in generale. Conrad, nonostante la definizione un po' snob di Virginia Woolf (un "ospite illustre" della letteratura inglese), è uno scrittore grande, grandissimo. La sua capacità di descrivere le ambiguità che si annidano nel profondo dell'animo umano immensa. 
La consistenza più esatta del personaggio principale è proprio nel suo punto di massima ambiguità. Così per Kurtz in Cuore di tenebra, così per la voce narrante de La linea d'ombra.
Si è detto che, essendo il mare sfondo quasi unico dei suoi racconti e romanzi, quasi un iper-personaggio, gioco forza i personaggi sono sempre maschili visto che sulle navi di donne non ce n'erano - e pure adesso sono pochine. Ma non è un mondo solo al maschile: le insofferenze apparentemente senza motivo, le intuizioni fortuite e illuminanti, gli atti meschini e la potenza dei momenti di solitudine, forzata o meno, sono comprensibili appieno da una lettrice. 

Lo stesso linguaggio marinaro, così preciso e ricorrente, non è che un lettore maschio lo abbia necessariamente tanto più a portata di mano. Inoltre, si diceva, all'interno di una visione metaforica, che Conrad permette, anzi sembra a volte incoraggiare nei suoi libri, le fasi di bonaccia e di improvvisa tempesta possono richiamare anche esperienze femminili, quelle durante il travaglio per esempio.

La lettura psicologico/psicanalitica, della Linea d'ombra, è anch'essa trasversale quanto al genere: il momento del passaggio dal mondo dell'indistinzione adolescenziale al mondo adulto (che è quello che il protagonista descrive) ha per tutti una "linea d'ombra", una fase depressiva dalla quale sembra non si possa o non si voglia uscire (la bonaccia). 




Come si vede i commenti sono stati più su La linea d'ombra che su Cuore di Tenebra perché quest'ultimo non era stato letto da tutti e perché effettivamente più ostico (dando anche solo un'occhiata in rete ci si rende conto di quanto qui l'ambiguità, anche sulla questione coloniale, renda la lettura molto problematica). Si è sottolineata la potenza della suggestione della tenebra, che Conrad descrive in tutte le sue forme:  all'inizio, quando immagina gli uomini delle truppe dell'impero romano immersi nella grande tenebra inospitale delle foci del Tamigi, in mezzo a barbari che si annidano nel buio (qualcuno ha richiamato "Aspettando i barbari" di Coetzee, anche per il personaggio di Kurtz), la tenebra degli alberi spropositati lungo le rive toccate dal brigantino nella "missione" in Africa, tenebra anche quando c'è il sole, un sole feroce.






Dalla prefazione al Negro del Narciso di Joseph Conrad  

Un’opera che aspiri, per quanto umilmente, a dignità d’arte, deve recare la propria giustificazione in  ogni riga. E l’arte stessa può definirsi un tentativo sincero di rendere la massima giustizia all’universo visibile con il porre in luce la verità molteplice ed una, che sta sotto a ogni sua apparenza. È il tentativo di scoprire nelle sue forme, nei suoi colori, nella sua luce, nelle sue ombre, 
nelle apparenze della materia e nei fatti della vita, ciò che in ciascuno di essi è fondamentale, ciò che è durevole ed essenziale - la loro qualità unica, determinante e chiarificatrice - la verità stessa del loro esistere.

[...] l’artista si richiama a quella parte del nostro essere che non dipende dalla sapienza; a ciò che in  noi è dono e non cosa acquisita, più durevole quindi, e permanente. Egli parla alla nostra facoltà di gioia e di meraviglia, al senso del mistero che circonda le nostre vite; al senso della pietà, della 
bellezza, e del dolore; al senso latente di comunanza con il resto del creato e all’elusiva ma invincibile fede in una solidarietà che unisce la solitudine di cuori innumerevoli, a quella solidarietà 
nei sogni, nella gioia, nel dolore, nelle aspirazioni, nelle illusioni, nella speranza, nella paura, che lega gli uomini uno all’altro, che lega tutta insieme l’umanità, i morti ai vivi e i vivi a coloro che verranno.

[...] E se la sua coscienza è pulita, la sua risposta a coloro che chiedono [...] di essere istruiti, consolati, divertiti, di essere prontamente migliorati, o incoraggiati o impauriti, o scioccati, o ammaliati [...] deve essere questa: "Il mio scopo [..] è,  attraverso il potere della parola scritta, di farvi ascoltare, di farvi sentire, ma prima di tutto di farvi vedere. Questo è tutto, e nulla più. Se ci 
riuscirò, troverete qui, secondo i vostri desideri: incoraggiamento, consolazione, paura, fascino - tutto quello che domandate - e, forse, anche quello scorcio di verità che avete dimenticato di 
chiedere.


Di seguito alcune note biografiche su Conrad:

Joseph Conrad (Teodor Jósef Konrad Naleçz Korzeniowski)

Prima fase della sua vita
3.12.1857 - Nasce  da Apollo Korzeniowski (patriota, letterato, traduttore) e da Evelina Bobrowska 
(di lingua francese), nei pressi di Berdicef, in una zona che era stata parte del Regno di Polonia ma 
che era allora un territorio sotto il controllo della Russia (oggi in Ucraina)
1862 - il padre viene arrestato per attività sovversive e condannato all’esilio nel nord della Russia
1865 - la madre segue il marito in esilio ma si ammala e muore a 34 anni. Joseph va a vivere con la 
nonna e lo zio Tadeusz
1866 - il padre ottiene la libertà condizionata e porta con sé il figlio a Cracovia e Leopoli
1869 - il padre si ammala di tbc e muore. Joseph ritorna a vivere dallo zio
1873 - visita la Svizzera e, per la prima volta, fa una breve traversata da Venezia a Trieste.
Seconda fase della sua vita
1874 - Conrad parte per Marsiglia. Si imbarca sul veliero "Mont Blanc" e raggiunge la Martinica. 
Al ritorno si imbarca nuovamente per le Antille.
1877 - a bordo di una piccola nave ,"Tremolino" (rievocata ne "Lo specchio del mare") 
contrabbanda armi a favore dei carlisti. Per impedire la cattura da parte degli spagnoli fa naufragare 
la nave che si schianta sugli scogli.
Terza fase della sua vita
Joseph va in Inghilterra, si imbarca sul "Mavis" e va a Costantinopoli.
Torna in Inghilterra e fa servizio lungo le coste inglesi. Su di un altro veliero raggiunge Sydney. Sul piroscafo "Europa" viaggia per il Mediterraneo. Quando ripartirà sul veliero "Loch Etive" ha i galloni di terzo ufficiale
1881- si imbarca sul "Palestine" come secondo ufficiale. La nave, diretta a Bangkok, si incendia e 
Conrad ritorna in Inghilterra.  Si imbarca sul "Riversdale" diretto a Madras ma litiga con il capitano e va a Bombay, dove trova un ingaggio sul "Narcissus". Prende il brevetto di primo ufficiale, raggiunge Singapore e poi Calcutta
1886 - ritorna in Inghilterra. Ottiene la cittadinanza inglese e il grado di capitano di lungo corso. 
Partecipa ad un concorso letterario bandito dalla rivista "Tit-bits" con il racconto “The black mate” ("L'ufficiale dai capelli neri").
1887 - inizia a scrivere il romanzo “La follia di Almayer” e va a Giava come primo ufficiale sul veliero "Highland forest". A Singapore è vittima di un incidente e viene ricoverato all’ospedale di Singapore. Ristabilitosi, riparte con il piroscafo "Vidar"  con destinazione Malesia, Borneo, Isole Celebes (oggi Sulawesi)
1888 - il capitano del brigantino "Otago" muore e Conrad eredita il comando della nave. Dal porto di Bangkok raggiunge l’isola Maurizio. Dopo 14 mesi si dimette e fa ritorno in Polonia dallo zio Tadeusz. Quando lascia nuovamente la Polonia raggiunge il Congo, dovrebbe prendere il comando  di un battello fluviale ma si ammala. Lascia il Congo e torna a Londra.  Si ammala nuovamente e va 
a curarsi in Svizzera. Una volta guarito fa ritorno a Londra dove dirige un magazzino di merci.  Poi si imbarca e ritorna in patria per 2 mesi
1890 - va in Congo per lavorare con la società anonima belga dell’Alto Congo. Ma viene colpito da febbre e dissenteria. Sarà ricoverato un mese in ospedale a Londra 
1894 - si reca a Rouen per imbarcarsi per il Canada.  Ma prima di salpare abbandona la nave e, dopo vent’anni di viaggi, mette fine alla sua carriera di marinaio. Ha finito di scrivere “La follia di Almayer”.
Quarta fase della sua vita
1895 - l’editore Fisher Unwin pubblica “La follia di Almayer”
1896 - pubblica “Il reietto delle isole” e sposa con rito civile Jessie George, figlia ventiduenne di un libraio 
1897 - scrive “Il negro del Narciso”, “Karain”,“Il ritorno”
1898 - nasce il figlio Borys. Scrive “Gioventù”. Inizia a lavorare sia a “Lord Jim” che a "Cuore di tenebra”
1900/1901 - scrive “Tifone”
1903/1904 - “Nostromo”
1905 - ottiene un sussidio di 100 sterline al mese dal governo inglese, vive in ristrettezze, i suoi libri vendono poco e sta per nascere il secondo figlio
1906 - nasce John Alexander, conclude “L’agente segreto”
1910 - compone il “Compagno segreto”
1911 - compone “Un briciolo di fortuna”
1912 - scrive "Freyra delle sette isole" e il romanzo "Vittoria"
1905/1912 - scrive “Destino” che gli dà improvvisamente uno stato di  agiatezza
1915 - scrive “La linea d’ombra” dedicandolo al figlio Borys, prossimo ad andare in guerra
1915 - è in viaggio in Austria; riesce ad evitare l’internamento dovuto alla sua cittadinanza britannica, e torna in Inghilterra
1918 - va in Corsica per raccogliere materiale per un romanzo di ispirazione napoleonica
1923 - si reca in America. È l’ultima volta che viaggia per mare.
3.8.1924 muore a Bishopsbourne, nel Kent. La pietra tombale nel cimitero di Canterbury lo ricorda con il nome Joseph Teador Konrad Korzeniowski 

Di seguito due articoli di cui si è discusso:

Michele Mari, Quando l'arte di scrivere viene dal mare, Corriere della sera 2 novembre 1998

Claudio Magris, Nascere è cadere in mare, Corriere della sera, 12 agosto 2003

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