Le
Affinità elettive di Johann Wolfgang Goethe
Al
nostro gruppo di lettura piace molto variare i percorsi e così, dopo
la serie Seconda Guerra Mondiale e Resistenza, abbiamo virato sulla
letteratura dell'Ottocento. Il nuovo ciclo sarà composto da testi
scelti da ciascuna di noi, a turno rigorosamente alfabetico. Alessia,
la prima, ha scelto “Le affinità elettive” (al singolare in
tedesco: Die Wahlverwandtshaften) di Johann Wolfgang Goethe, un
romanzo pubblicato nel 1809.
Ci
siamo incontrate il primo marzo di quest'anno. Il verbo è al
femminile perché ormai il gruppo è solo femminile. Peccato, perché
il punto di vista dell'altro genere avrebbe potuto essere molto
interessante, soprattutto nel caso di questo libro. Il titolo
richiama una legge della chimica degli elementi ma in realtà le
affinità di cui si parla nel testo sono tra uomo e donna.
La struttura è apparentemente schematica: quattro
protagonisti, alcuni comprimari, una vicenda che inizia con un passo
di danza leggero, quasi leggiadro, e finisce nella tragedia. Sono
molti gli incastri, ma la trama in fondo è molto semplice, molto
classica, anche se di un classicismo molto sui generis.
Stiamo
parlando infatti di Goethe, uno degli scrittori più importanti
dell'intera storia della letteratura occidentale, tradizionalmente
posto accanto a Dante e a Shakespeare. Una biografia monumentale che,
oltre tutto, si svolge in uno spartiacque storico (crisi dell'Ancien
régime, Rivoluzione francese, imprese di Napoleone, suo tramonto,
Restaurazione) e che ha, anche solo per questo, un destino di
ambivalenza, di compresenza di elementi discordi, di anticipazione e
di attardamento. A queste motivazioni storiche si aggiunge una
straordinaria curiosità e un interesse per un numero impressionante
di soggetti e temi: Goethe studia mineralogia, chimica, ingegneria,
anatomia, botanica e poi l'inglese, l'italiano, oltre naturalmente le
lingue classiche. Non solo, in Goethe tutti questi elementi si fondono organicamente, e
questo determina l'unicità e la grandezza del personaggio (il suo
leggendario equilibrio “olimpico”), oltre alla
quantità e alla qualità delle sue opere.
Non
è un caso che in un libro piuttosto tardo come “Le affinità
elettive” il titolo stesso rimandi alla chimica inorganica da lui
studiata in gioventù.
“Le
affinità elettive” sono datate, come dicevamo, al 1809. Goethe è
nato nel 1749 a Francoforte sul Meno, dunque ha sessant'anni e ha già
scritto molte opere, di natura diversissima, a riprova di quella
ricerca costante che in realtà di olimpico ha ben poco, e che è anzi
indizio e prova di una personalità ambiziosa, cui nessun campo del
sapere risulta estraneo e che all'esercizio della letteratura associa
fin da subito quello della scienza.

Con
pochissimi tocchi di pennello Goethe dipinge due diversi tipi di
affabilità: nell'uno, Eduardo, che ha “tempra di emotivo”, è di
tipo estroverso, comunicativo, nell'altra, è invece un'affabilità
pacata e razionale. Carlotta non si tira indietro di fronte a nessuna
discussione ma mantiene sempre, nella dialettica, arguzia, tatto e
ironia, scansando con eleganza gli eventuali punti critici, facendo
valere con pacatezza e decisione la propria opinione.
Veniamo subito a sapere che Eduardo vorrebbe ospitare un suo amico, il “capitano”, per ora lo si chiama così.
Assennata, Carlotta propone di analizzare la cosa “sotto diversi
aspetti”. Analizza la situazione attuale della coppia alla luce
della storia che l'ha preceduta (ottimo espediente per farla
conoscere a noi lettori): un matrimonio precedente per entrambi, una
figlia – di lei – messa in collegio per darle un'educazione più
completa di quella che avrebbe potuto avere in campagna; una nipote,
sempre di Carlotta, Ottilia, a lei molto cara, allontanata affinché
lei ed Eduardo potessero “godere indisturbati di una felicità
desiderata con tanto ardore precoce e ottenuta tardi”. Carlotta
teme che l'arrivo di un estraneo – per quanto molto intimo del
marito - possa turbare l'equilibrio conquistato negli anni. Eduardo
non capisce l'ostinazione della moglie che, peraltro, dopo una sfilza
di ottimi motivi razionali (o presunti tali) dice una frase che sa di
superstizione e che getta un'ombra sul futuro: “ho come un cattivo
presentimento”. E lo abbiamo anche noi: l'evocazione dello
sconosciuto (per ora) capitano non ci rassicura, e non capiamo perché
...
Goethe
è abilissimo a spargere sotto la superficie adamantina del racconto
segni di inquietudine. Sappiamo per esempio che Carlotta si adatta a
seguire al pianoforte il marito che suona il flauto molto male perché
gli erano mancate la pazienza e la tenacia. In una parola non sono
affiatati.
Arriva
per primo il capitano e scopriamo che lui ed Eduardo hanno lo stesso
nome: Ottone è il secondo nome di Eduardo e il primo del capitano.
Se fossimo molto maliziosi potremmo già considerare che Ottilia è
il femminile di Ottone …
Intanto
i tre (Carlotta, Eduardo e Ottone) prendono visione della tenuta; le sue alture, i suoi boschetti,
gli specchi d'acqua, suscitano nel capitano delle proposte di
misurazione, rilevamento e infine di rappresentazione grafica della
tenuta. Si mette mano a questa attività sommamente razionale che
entusiasma Eduardo, unisce i due uomini ma scontenta Carlotta che
amava moltissimo ciò che era già stato intrapreso sotto la sua
guida e che ora – sotto la sferza del raziocinio misuratore del
capitano – è messo in pericolo.
L'isolamento
di Carlotta viene alleviato dalle lettere che le giungono dal
collegio dove risiedono sia Luciana, sua figlia, che Ottilia, sua
nipote. La descrizione di quest'ultima che si ricava dalle lettere
della direttrice del collegio e dell'educatore è davvero singolare:
ne risulta una persona che sembra mantenga un segreto, che si tira
indietro per quanto riguarda se stessa e al contempo è sempre pronta
ad aiutare gli altri, perfino servizievole.
In
una conversazione tra Carlotta, Eduardo e Ottone si annuncia la teoria delle affinità
chimiche, introdotta dal capitano con l'aiuto di esempi tratti dal
mondo delle relazioni umane per renderla più comprensibile. La parte
più interessante è quando si passa ad esaminare cosa succede ad
elementi che normalmente si respingono nel momento in cui interviene un terzo
elemento come la soda, che fa legare l'olio e l'acqua, che normalmente
se mescolati si separano. Dunque le sostanze che subito si
compenetrano si chiamano “affini” (alcali e sali, ad esempio). Ma
le affinità sono davvero interessanti quando producono separazioni.
Il calcare è una terra calcarea combinata con un acido leggero, una
sorta di gas. Se si immerge il calcare in acido solforico, “questo
attacca la calce e si trasformano in gesso, mentre quell'acido
leggero e aeriforme si libera. In tal modo è avvenuta una
separazione e una nuova combinazione e ci si sente davvero
autorizzati ad impiegare la parola affinità”.
Siamo
avvertiti e intuiamo già in un certo senso ciò che succederà,
tanto più che Carlotta aggiunge che in fondo “non si tratta che
dell'occasione”. Tanto più che segue un gioco dove si immagina che
A sia Carlotta, B Eduardo, C il capitano. C sta distogliendo B da A.
Se Carlotta volesse “dileguarsi” avrebbe bisogno di un “D” e
questo sarà sicuramente Ottilia.
Ma questo gioco immaginato si rivelerà fallace. Ottilia
arriva, richiamata da Carlotta, prende a vivere con la coppia e
si dimostra una persona fuori del comune.
Le
affinità prendono decisamente un altro corso e saranno Eduardo e
Ottilia ad esser presi in un amore descritto da Goethe con tutti
gli strumenti di quel romanticismo che non ha mai amato anche se, suo
malgrado, ne fu uno dei massimi e precoci esponenti. Sarà questo
amore che scompaginerà il precedente equilibrio “chimico”, visto
che l'attrazione tra Carlotta e il capitano non avrà modo di
evolvere.

Le
affinità elettive sono un romanzo complesso che va riletto forse più
volte perché i rimandi e le allusioni interne (a parte quella alle
affinità, apparentemente semplice) sono infinite e legate tra di
loro, impossibili da cogliere la prima volta, anche perché la trama
è avvincente. Pare che lo stesso Goethe abbia detto che nell'opera
“c'è più di quanto chiunque possa scoprirvi a una sola lettura”.
Ecco
come Walter Benjamin, il filosofo e critico letterario berlinese
morto tragicamente nel 1940, che ha dedicato un saggio lucidissimo
alle Affinità elettive, ci rivela i caratteri di questo
plurimo registro.
“ Si
narra che Goethe dava grande importanza al modo rapido e
irresistibile in cui aveva fatto sopraggiungere la catastrofe. Nei
tratti più segreti l'opera intera è intessuta di questo simbolismo
[di morte]. Ma solo il sentimento a cui esso è familiare è in grado
di accogliere senza sforzo il suo linguaggio, mentre alla visione
oggettiva del lettore si presentano solo bellezze scelte. Solo in
pochi passi Goethe ha dato anche ad essa un'inclinazione più
precisa, e questi sono rimasti, nel complesso, i soli ad essere
osservati. Essi si ricollegano tutti all'episodio del calice di
cristallo, che, destinato a infrangersi, è raccolto al volo e rimane
intatto. È il sacrificio della costruzione, che viene respinto
all'atto della consacrazione della casa che è quella dove morirà
Ottilia. Ma anche qui Goethe conserva il suo fare segreto, facendo
nascere questo gesto dalla gioiosa euforia che esegue questo
cerimoniale.
[…]
Più tranquillamente, nel compleanno di Eduardo, la sua amica
[Ottilia] consacra la cappella che sarà la loro futura tomba.”
(Walter Benjamin, “Le affinità elettive” in Angelus Novus, Torino, Einaudi, 1962)Goethe ritratto da Tischbein Casa di Goethe - Frankfurt am Main (Foto di Andrea Colasanti) |