domenica 10 febbraio 2013

After Dark

After Dark, di Murakami Haruki è il titolo dell'ultimo libro scelto dal nostro gruppo di lettura. Ne abbiamo parlato ieri sera, davanti ai soliti vassoi strapieni di dolci, cioccolatini e a qualche bicchiere di vino rosso (a dirla tutta girava anche dell'ottimo sidro).

Parlando, parlando abbiamo scoperto che Murakami Haruki (Murakami è il cognome, Haruki è il nome, che in Giappone si usano in quest'ordine) è una vera pop star della rete. Esiste in commercio addirittura un App per Ipod e Ipad che si può scaricare per ricevere ogni giorno una citazione tratta da un suo libro. Il Murakami diary costa soltanto 2,39 euro ma... è in inglese. Provare per credere, clicca qui 


Poi siamo andate a cercare i trailer del film preferito da Takahashi, Alphaville, lo stesso che dà il nome al love hotel di Tokio in cui s'incrociano le vite dei protagonisti del libro. Per chi non lo ricordasse, o non l'avesse mai saputo, Alphaville è un film del 1965 diretto da Jean-Luc Godard, un film che Murakami descrive nel dialogo che segue tra Mari e Takahashi:
"Cosa significa Alphaville?"
“E’ il nome di una città immaginaria in un prossimo futuro.”
“Ah, è un film di fantascienza? Tipo Guerre Stellari?”
“No, non è di quel genere, non è un film d’azione, con effetti speciali… non so spiegarmi bene, ma è un film ideologico. In bianco e nero, con tanti dialoghi, di quelli che danno nei cinema d’arte e d’essai.”
“Come ideologico?
“Tipo, ad Alphaville le persone che piangono vengono arrestate e punite pubblicamente.”
“Perché?”
“Perché ad Alphaville nessuno deve provare emozioni profonde. Quindi non esistono sentimenti come l’amore. E nemmeno la contraddizione o l’ironia. Tutte le cose vengono regolate usando una formula matematica secondo uno schema centralizzato.”[…]
“Beh, non è che mi sia troppo chiaro. Comunque in questa città, Alphaville, il sesso esiste?”
“Sì, il sesso esiste.”
“Un sesso che non ha bisogno nè di amore nè di ironia…”
“Già.”



Ma i riferimenti al cinema non sono soltanto nei richiami a Godard. Murakami descrive le scene come  fossero inquadrate da una telecamera, esterna, estranea agli avvenimenti, e come se ciò che la telecamera riprende non fosse reale, ma qualcosa che accade in zona liminare, che sta tra la realtà e il sogno. Questa zona sospesa è lo spazio in cui si muovono e s'incontrano i sei personaggi del libro, sei persone che vivono la notte tutta intera, rimanendo svegli fino all'alba.

"Scegliamo una di queste case che sembrano tutte uguali e scendiamo dritti. Passiamo attraverso una finestra del primo piano dalle tende color crema abbassate ed entriamo senza far rumore nella stanza di Asai Eri.
Nel letto Mari dorme stretta alla sorella. Si sente il suo lieve respiro. Da quel che possiamo vedere, sembra un sonno tranquillo. Forse perché il suo corpo si è scaldato, le guance sono più rosee di prima. I capelli le ricadono sulla fronte. Probabilmente sta facendo un sogno, oppure è solo un ricordo, ma sulle labbra le affiora l’ombra di un sorriso. E’ passata attraverso un lungo tempo buio, ha scambiato molte parole con le persone della notte che nella notte ha incontrato, ma ora finalmente è tornata al luogo a cui appartiene. Attualmente, almeno per il momento, intorno a lei non vi è nulla che la minacci. Ha diciannove anni ed è protetta dal tetto e dalle pareti. E' protetta dai giardini tenuti a prato, dai sistemi d’allarme, dalle station wagon tirate a lucido, dai grossi cani intelligenti che passeggiano nel vicinato. La luce mattutina che entra dalla finestra l’avvolge con dolcezza, la riscalda. La sua mano sinistra è posata sui capelli neri di Eri sparsi sul cuscino. Le dita sono aperte dolcemente e un po’ piegate, in un modo naturale."

Continuando a parlare, abbiamo poi scoperto che i riferimenti al jazz in cui s'inciampa continuamente tra le pagine del libro non nascono soltanto da un esigenza narrativa: nel 1975 Haruki aprì  un jazz bar a Tokyo, insieme alla moglie. Il locale si chiamava Peter cat, dal nome del suo gatto, era un grande stanzone bianco senza finestre con le sedie e tavoli di legno, ovunque foto di gatti. La musica è per lui una grande passione e After Dark, che ha dato il titolo al libro, è uno straordinario pezzo jazz del 1959 suonato dal trombettista Curtis Fuller.



La serata si è chiusa con una finestra aperta su Murakami e sul Giappone e con il desiderio di leggere e conoscere ancora.
Questo spazio è a disposizione di tutti coloro che vorranno aggiungere e condividere qualcosa a proposito di Murakami, di After dark e del favoloso Giappone.






2 commenti:

  1. Quando leggi Murakami ti sembra di essere immersa in una grande città metropolitana occidentale, dove nessuno ormai si guarda negli occhi, ne tantomeno ti chiede come è andata la giornata. C'è poco di asiatico in Murakami, i visi te li immagini di colore, o svedesi, o sudamericani, non riesci a cogliere niente di quel mondo affascinante fatto di tecnologia, modernità e gentilezza estrema.
    Quello che invece provi è senz'altro il silenzio assordante che le grandi città creano; la solitudine che la troppa gente produce o l'incapacità di interpretare i mille volti che si aggirano. After dark ti immerge in uno stile asciutto senza aggettivazioni di troppo, in una capacità narrativa di un interprete sconosciuto, tutto da decifrare e scoprire. Insomma è stato come fare un viaggio in metro, pieno, pienissimo, ma dove non riesci a trovare neppure una storia interessante perchè devi scendere alla fermata successiva.
    Troppo breve, troppo intrigante, troppo soli.
    Mi viene voglia di fare la sua conoscenza in altro modo, più a fondo.
    Haruki, ora metto su un bel cd jazz e poi comincio un altro tuo libro.
    Alla prossima, anna r.

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  2. Sollecitata in quanto assente alla riunione, eccomi qua. Non ho il libro sottomano. Scrivo di ricordi e sensazioni. Zona liminare: è vero, sembra che ci si muova sempre ai margini, non si capisce quanto sia grande la città in cui si muovono (poco) i personaggi. Quanto tempo ci vuole per arrivare dal bar al love hotel ? Chi si incontra ? A me è sembrato persino strano immaginare una piscina pubblica in questa città, non riuscivo neanche a immaginare costumi succinti e belle ragazze che si divertono. Ci sono due sorelle opposte e uguali nel bisogno di proteggersi, c'è Takahashi che non ha neanche avuto il tempo di pensare a proteggersi e parla con naturalezza (solo se richiesto) di una infanzia deserta di affetti che, evidentemente, non gli ha nuociuto. Anche la signora un poco nerd che dirige l'hotel ne ha viste delle belle, da lì il suo senso pratico. Poi c'è lo stupratore igienista, un vero capolavoro. E questa vita un po' così che scorre.
    E' il terzo libro che leggo di Murakami, Il segno della pecora non mi era piaciuto, Norwegian Wood/Tokio blues moltissimo. Questo, molto

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