Nel
giorno fatidico 8 marzo abbiamo detto "Adieu Karenin",
abbandonando il ponderoso capolavoro di Lev Tolstoj che ci ha
impegnato per un paio di mesi. È stato un addio malinconico,
mitigato, come nella migliore tradizione dei nostri incontri, da
manicaretti, stavolta "à la russe". Degno di menzione lo
stufato di carne alla Stroganoff, offerto dalla padrona di casa. E
poi la torta di limone "Anke", preparata magistralmente da
Luisa. La torta prende il nome del medico che ne aveva dato la
ricetta alla madre di Sof'ja Tolstaja e che si dice non mancasse mai
nei pranzi delle ricorrenze della famiglia Tolstoj. Per non parlare
poi dell'accompagnamento musicale filologico, davvero notevole:
Francesco ci ha fatto ascoltare durante il convivio l'opera "Quadri
da un'esposizione" di Modest Musorskij di cui si conoscono
diverse orchestrazioni ma che in realtà era stata scritta per
pianoforte nel 1874, subito dopo la visita del musicista alla mostra
in onore dell'amico pittore Viktor A. Hartmann, morto improvvisamente
l'anno prima. Ebbene, "Anna Karenina" ufficialmente venne
pubblicata nel 1877 ma la prima apparizione fu in una rivista nel
1875, quasi in contemporanea con i "Quadri" di Musorskij,
da noi ascoltati per pianoforte così come uscirono, quasi a
braccetto di Anna, a Pietroburgo. Ecco un'immagine, il dipinto cui si riferisce l'ultimo movimento dell'opera: "La grande porta di Kiev",
Gandhi venne conquistato dalla lettura de "La lettera a un indù" scritta da Tolstoij nel 1908-1909. Il 24 maggio del 1908 Taraknath Das, giovane indiano bengalese rivoluzionario anti-britannico, scrisse a Tolstoij: "Voi odiate la guerra, ma la fame in India è spaventosa più di qualsiasi guerra...non per penuria di alimenti ma a causa del depredamento della popolazione e della spoliazione del paese da parte del governo britannico". Tolstoij riceve la lettera il 7 giugno e comincia a scrivere 'Lettera a un indù'. Vi si dedicherà per 6 mesi scrivendo ben 27 stesure successive per 413 fogli diversi. Das riceve la risposta di Tolsoij che verrà pubblicata come lettera aperta, con una sua replica, nel marzo-aprile 1910. Anche Gandhi la legge, ne viene rapito, e il 1° ottobre scrive a Tolstoij chiedendogli a sua volta l'autorizzazione a pubblicarla. Tolstoj la concede e la lettera viene pubblicata, non senza difficoltà, su "Indian Opinion' a puntate tra dicembre-gennaio 1909-1910.
e il suo "sonoro":
Pietroburgo
e Mosca, saloni da ballo, preziosi abiti ornati di pizzo nero, ma
anche stivaloni e fango di palude, rumori di uccelli e di cani,
tramonti bellissimi e notti fascinose passate all'aperto, sdraiati
sulla paglia, in compagnia dei mužiki,
nel
grande caleidoscopio di azioni e riflessioni che impegnano i tanti e
diversissimi personaggi. Luisa ha proposto un'interessante lettura
del personaggio di Anna su cui ci siamo trovati tutti piuttosto
d'accordo. Anna è un personaggio "mosaico", una sorta di
figura "collage", le cui caratteristiche sono anche
contenute e sparse negli altri personaggi. Il dire la verità,
l'essere preda della passione e al contempo raziocinante e frivola,
sono tratti che troviamo in altri personaggi: il dire sempre la
verità, per esempio, la associa a Konstantín Levin, e siccome
quest'ultimo è sicuramente un personaggio autobiografico, è
piuttosto chiaro che anche Anna lo sia. Un alter ego femminile, dalla
sorte tragica, con un treno in comune....
La
scrittura densa e impegnativa, di una leggendaria precisione, non
concede tregua, soprattutto quando si parla di nascite e di morti
(della morte ci sono descrizioni di una fisicità assoluta e priva di
orpelli; del resto, Tolstoj è l'autore de "La morte di Ivan
Il'ic"), ma anche nei momenti di mondanità più lieve.
Insomma,
questo Ottocento russo sembra tanto distante ma non lo è affatto.
E
per quanto riguarda i fermenti di lotta di classe e l'atteggiamento
di Tolstoj rispetto alla terra e ai contadini, così importanti per
la sua ricerca esistenziale, e soprattutto la sua influenza sul
pacifismo, invece che rintracciarli nell'opera, e consegnarli a
questo post, inseriamo, su segnalazione di Luisa, riflessioni su un
Tolstoj "indiano", tratte da "Peacelink", blog
pacifista, e basate principalmente su: Bori-Sofri,
Gandhi
e Tolstoj. Un carteggio e dintorni,
Il Mulino 1985
Gandhi venne conquistato dalla lettura de "La lettera a un indù" scritta da Tolstoij nel 1908-1909. Il 24 maggio del 1908 Taraknath Das, giovane indiano bengalese rivoluzionario anti-britannico, scrisse a Tolstoij: "Voi odiate la guerra, ma la fame in India è spaventosa più di qualsiasi guerra...non per penuria di alimenti ma a causa del depredamento della popolazione e della spoliazione del paese da parte del governo britannico". Tolstoij riceve la lettera il 7 giugno e comincia a scrivere 'Lettera a un indù'. Vi si dedicherà per 6 mesi scrivendo ben 27 stesure successive per 413 fogli diversi. Das riceve la risposta di Tolsoij che verrà pubblicata come lettera aperta, con una sua replica, nel marzo-aprile 1910. Anche Gandhi la legge, ne viene rapito, e il 1° ottobre scrive a Tolstoij chiedendogli a sua volta l'autorizzazione a pubblicarla. Tolstoj la concede e la lettera viene pubblicata, non senza difficoltà, su "Indian Opinion' a puntate tra dicembre-gennaio 1909-1910.
L'ultima
lettera che Tolstoij scrisse a Gandhi è datata settembre 1910, pochi
mesi prima della sua morte.
Nel
necrologio che scrisse per lui, Gandhi evidenzia così il maggior
merito di Tolstoj: «La grande virtù di Tolstoj fu di mettere in
pratica ciò che predicava»
Passando
in Italia nel 1931 il Mahatma andò a fare visita, a Roma, a Tatiana
Tolstoj, figlia di Lev Tolstoj, vedova Sukhotin. Quando Gandhi fu
ucciso, il 30 gennaio 1948, Tatiana scrisse a Nehru, il 3 novembre
1949, per chiedere la grazia per i due assassini condannati a morte.
Gandhi
così sintetizzò il pensiero di Tolstoij :
Gli
uomini non devono accomunare ricchezze, non devono sfruttare il
lavoro altrui.
Per
quanto male ci faccia una persona dobbiamo fargli del bene.
Occorre
badare ai propri doveri più che ai propri diritti.
L'agricoltura
è la vera occupazione dell'uomo.
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