martedì 27 dicembre 2016

Deviazione oltreoceano: “L'Urlo e il Furore” di William Faulkner



Per dare finalmente spazio all'esigenza molto sentita nel gruppo, almeno da una parte di esso, di fare un'incursione di più titoli nella letteratura americana, abbiamo iniziato da Faulkner, rendendoci immediatamente conto che ci eravamo imbattuti in un altro Nobel (sarà una maledizione?), ricevuto dallo scrittore nel 1949 con questa motivazione: Per il suo potente e artisticamente unico contributo al romanzo moderno americano”

Come ricorda Attilio Bertolucci nella postfazione dell'edizione Einaudi, nel 1929 uscivano sia “Addio alle armi” di Ernest Hemingway (che il premio lo riceverà nel 1954) sia “L'Urlo e il Furore” di Faulkner. Ma i rispettivi autori stavano prendendo strade diverse:
mentre il primo si attarda a gustare aperitivi sulle terrasses della Riva Sinistra parigina […] sotto l'ala protettrice, la tutela un po' ironica, dell'esule americana volontaria Gertrude Stein, l'altro torna nel Sud natio a verificare la lezione dei moderni, soprattutto quella di James Joyce, sulla realtà della piccola patria nobile e degradata dalla quale finirà per non distaccarsi più”.
W.Faulkner, L'urlo e il furore, p. 313

La storia si svolge nella contea di Yoknapatawpha: una regione immaginaria, ma che può essere situata nel Mississipi, stato in cui Faulkner è nato, nel 1897, nella contea reale di New Albany.


Il romanzo si compone di quattro capitoli il titolo di ciascuno dei quali è una data. Diamo un'occhiata:

Sette aprile 1928
Due giugno 1910
Sei aprile 1928
Otto aprile 1928

Sembrerebbe una storia in tre giorni con un lontano flashback. Sì e no. Già nel primo capitolo, quando a parlare è Benjamin, un membro della famiglia Compson, il racconto è fitto di flashback che rimontano ad un passato lontano, alla fine dell''800 quando, con suo padre Jason, appartenente alla quarta generazione da quella del capostipite Quentin Compson, giunto in Mississipi dalla Scozia alla fine del '700, inizia la lunga, inarrestabile decadenza della famiglia. 
Famiglia formata da personaggi con lo stesso nome: si stenta per esempio a riconoscere in Quentin una ragazza, ma poi si capisce che le è stato dato il nome dello zio morto suicida, morbosamente legato alla sorella Caddy, madre appunto di Quentin e sorella anche di Benjamin e di Jason.
La famiglia Compson per Faulkner rappresenta la disintegrazione dell'Old South, degli Stati Uniti del Sud prima della Guerra Civile, quando le spinte alla modernità affogano nella palude dei rapporti morbosi, dell'emotività malata e autodistruttiva di tutti i personaggi, pur diversissimi tra loro. Sono le loro voci a parlare, a partire da Benjamin e con l'esclusione di Caddy che non partecipa al racconto, ma la cui prepotente sessualità e soprattutto la fortissima spinta alla trasgressione è la pietra d'inciampo su cui rotolano tutti gli altri personaggi, oltre se stessa. È il piano inclinato verso la rovina di tutti e di ciascuno e per qualcuno si sostanzierà in una meschina attitudine al ricatto economico e alla prepotenza (Jason), per qualcun'altro in una esistenza disperata e un'altrettanto disperata fine (Quentin, zio di Quentin-ragazza, figlia di Caddy, che ha tratti caratteriali presi dalla madre e dallo zio), per altri in una inarginabile e allucinata ipocondria (la madre Catherine). L'unica voce narrante che non è parte della famiglia, ma che è “con” la famiglia da sempre, è la governante di colore Dilsey, l'unico essere umano che fa da argine alla distruzione, e il cui nipote, Luster, è l'unico che riesce ad accudire nel modo migliore perché istintivo e senza sovrastrutture l' “idiota” Benjamin. È di Dilsey, comprensibilmente, l'ultima voce di questa labirintica, faticosa, terribilmente affascinante epopea del fallimento.

È cosa risaputa ma è bene ricordarla, il titolo viene da una citazione del Macbeth:

Life's but a walking shadow, a poor player
That struts and frets his hour upon the stage
And then is heard no more: it is a tale
Told by an idiot, full of sound and fury,
Signifying nothing.


Per un (impossibile) riassunto nonché per alcuni spunti di riflessione rimandiamo a questo interessante contributo:



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