Ecco un post a cura di Andrea Colasanti, conoscitore e amante dello zio Ernest....
Martedì 22 novembre si è svolta la
discussione su “Fiesta” primo libro di Ernest Hemingway, in un
clima poco parigino e non troppo toreador con l’eccezione di un
paio di bottiglie di vino rosso e un Fundador. Sul tavolo facevano
bella mostra di sé alcune vecchie versioni di “Fiesta”, segno
che il libro ha segnato più la fase giovanile di alcuni partecipanti
al convivio che quella attuale.
Appare subito chiaro che non tutti
hanno finito il libro, trovando forse la storia poco coinvolgente.
Eppure Hemingway, Nobel nel 1954, è
stato un faro per due generazioni di scrittori americani e “Fiesta”
un romanzo di formazione per generazioni di ventenni.
Ernest Miller Hemingway (Oak Park, 21
luglio 1899 – Ketchum, 2 luglio 1961) è stato scrittore e
giornalista statunitense. Condusse una vita turbolenta, fece parte
della comunità di espatriati americani a Parigi durante gli anni
venti, si sposò quattro volte. Ricevette il Premio Pulitzer nel
1953 per “Il vecchio e il mare”, e vinse il Premio Nobel per la
letteratura nel 1954.
Lo stile letterario di Hemingway, ebbe
una significativa influenza sullo sviluppo del Romanzo americano del
XX secolo. Molte delle sue opere sono considerate pietre miliari
della letteratura americana.
I suoi romanzi, in ordine cronologico,
sono:
1926 - The Sun Also Rises (Fiesta: Il sole sorgerà ancora)
1929 - A Farewell to Arms (Addio alle
armi)
1932 - Death in the Afternoon (Morte nel
pomeriggio)
1935 - The Green Hills of Africa (Verdi
colline d'Africa)
1937 - To Have and
Have Not (Avere e non avere)
1940 - For Whom the
Bell Tolls (Per chi suona la campana)
1950 - Across the
River and Into the Trees (Di là dal fiume e tra gli alberi)
1952 - The Old Man and the Sea (Il
vecchio e il mare)
Hemingway ebbe una vita avventurosa: ragazzo del ’99 volontario in Italia durante la prima guerra mondiale, ferito e decorato; volontario nella guerra civile spagnola; sbarcato in Normandia come giornalista al seguito delle truppe americane; amico di Fidel Castro; gran viaggiatore; gran bevitore; boxeur dilettante; appassionato di caccia e pesca; allevatore di gatti; padrino di noti cocktail cubani. Ha distribuito tutto questo nei suoi romanzi.
Ha terminato la sua vita a 62 anni
sparandosi con il suo fucile da caccia.
Nel 1926, a 27 anni, pubblica il suo
primo romanzo, scritto in 48 giorni: “The sun also rises”
(“Fiesta”) ispirato ad avvenimenti realmente accaduti durante una
estate passata a Pamplona con alcuni amici e una lady inglese in
attesa di divorzio. La trama è abbastanza semplice ed i dialoghi
molto serrati. In estrema sintesi, è la storia di un Amore
Impossibile, ben condito da grandi bevute, viaggi, scazzottate,
corride e pesca alla trota. Tutto il libro si può racchiudere
nell’ultimo magistrale dialogo tra i due protagonisti principali:
Jake, giornalista americano a Parigi, reso impotente da una ferita di
guerra, e Brett, affascinante e spregiudicata Lady inglese, oggetto
di desiderio e di contrasto all’interno del gruppo.
"Oh, Jake"
disse Brett. "Noi due saremmo stati bene assieme."
Di fronte a noi su una
pedana, un poliziotto in kaki dirigeva il traffico. Alzò la sua
mazza. La macchina improvvisamente rallentò, spingendo Brett contro
di me.
"Già" dissi
io, "non è bello pensare così?"
(votata
come numero 1 “Famous Last Words: Our 20 Favorite Final Lines in Literature”: Best
pessimistic diagnosis of a resigned and wistful generation)
TRAMA
Jake è un giornalista americano
corrispondente da Parigi per l’Herald Tribune, ferito, nel corpo e
nel morale, durante la prima guerra mondiale. A Parigi frequenta un
gruppo di nullafacenti sbevazzoni che conduce una vita inutile e
dispendiosa, girovagando per locali notturni (gli americani
sfuggivano così gli orrori della guerra e del proibizionismo
imperante negli States). Polo di attrazione di questo gruppo è
Lady Brett, una bella e disinibita donna inglese che turba gli animi
e gli ormoni della maggior parte degli uomini della compagnia. Questa
atmosfera sarà immortalata dall’appellativo di “Lost
Generation”, affibbiato da Gertrude Stein e poi descritto dallo
stesso Hemingway nel romanzo postumo “Festa Mobile”.
Il gruppetto decide di recarsi a
Pamplona per vedere le corride organizzate durante la Fiesta di San
Firmino (7 luglio), al seguito di Jake, vero Aficionado delle
corride. Prima di arrivare a Pamplona, Jake si concede alcuni
rilassanti giorni di pesca in compagnia dell’amico Bill mentre
Robert Cohn e Brett passano una notte insieme, rovinando per sempre
la vita del giovane ebreo e contribuendo ad incrinare l’umore del
gruppo per il resto del libro.
L’atmosfera dell’Encierro e
gli alcolici bevuti a profusione scaldano rapidamente gli animi del
nostro gruppo di amici e i dialoghi si fanno sempre più fitti e
spigolosi per culminare in insulti nervosi e virili scazzottate.
Durante una corrida Brett ha un colpo
di fulmine per Romero, un giovane e tenebroso torero che la omaggerà
con le orecchie dei tori da lui uccisi. La relazione tra i due
susciterà l’indignazione degli Aficionados spagnoli che
inorridiscono alla vista della perdizione del giovane e promettente
toreador.
Finita la Fiesta il gruppo si sfalda.
Brett scappa con il torero, Jake torna verso la Francia con Bill e
Mike, il fidanzato di Brett, ma i tre si dividono al confine tra
Spagna e Francia. Jake si gode ancora qualche giorno di vacanza
solitaria al mare quando riceve un telegramma di Brett da Madrid che
chiedeva il suo aiuto. Jake corre da lei e la trova in un piccolo
hotel, sola e in lacrime. Ha capito che doveva lasciar andare
Romero, per il bene del ragazzo, e tornare da Mike. I due
protagonisti se ne vanno in taxi per Madrid condividendo la tristezza
per una vita che non è stata.
INNOVAZIONI E TEMI TRATTATI
La trama apparentemente semplice
sottende in realtà molte tematiche più o meno esplicite.
Gli americani che iniziano a fare
veramente gli Americani, ovvero a sentirsi liberi, ricchi e superiori
nella vecchia Europa più che a casa loro. La Guerra, vista
attraverso la sventura personale del protagonista. La pesca, la
natura, la corrida, elementi, insieme alla caccia, che ritornano
spesso in quasi tutti i libri di Hemingway. L’antisemitismo
latente: il personaggio Robert Cohn viene sempre etichettato “Jew”
ed è sempre il più escluso dal gruppo ed il meno coinvolto nella
Fiesta. Il personaggio femminile per la prima volta così
disinibito: divorziata, beve, fuma, sceglie e cambia uomini a suo
piacimento e gli uomini si azzuffano per lei. Ma è al tempo stesso
fragile, triste ed insoddisfatta. (NdR: Grazia Deledda riceveva il
premio Nobel nel 1926, anno di pubblicazione di Fiesta. Qualche
differenza tra i personaggi femminili??).
Nel libro serpeggia anche una morale
che spinge a provare tristezza per queste persone infelici, sbronze,
inconcludenti e litigiose. Jake, il protagonista, sembra essere
l’unico personaggio con delle regole “morali”: ha un lavoro
regolare, si lascia andare meno degli altri alle ubriacature, è più
indulgente e tollerante degli altri. Anche Lady Brett alla fine si
dimostra meno egoista e spregiudicata di quello che lasciava apparire
e i suoi dialoghi più intimi con Jake lasciano trasparire
sensibilità e fragilità.
Le varie
traduzioni italiane sono decisamente datate ed attutiscono il ritmo
breve, secco e veloce tipico di Hemingway.
Ecco le nostre edizioni, dopo cena
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