martedì 27 dicembre 2016

Fiesta (ovvero lo zio Ernest)

Ecco un post a cura di Andrea Colasanti, conoscitore e amante dello zio Ernest....


Martedì 22 novembre si è svolta la discussione su “Fiesta” primo libro di Ernest Hemingway, in un clima poco parigino e non troppo toreador con l’eccezione di un paio di bottiglie di vino rosso e un Fundador. Sul tavolo facevano bella mostra di sé alcune vecchie versioni di “Fiesta”, segno che il libro ha segnato più la fase giovanile di alcuni partecipanti al convivio che quella attuale.
Appare subito chiaro che non tutti hanno finito il libro, trovando forse la storia poco coinvolgente.
Eppure Hemingway, Nobel nel 1954, è stato un faro per due generazioni di scrittori americani e “Fiesta” un romanzo di formazione per generazioni di ventenni.
Ernest Miller Hemingway (Oak Park, 21 luglio 1899 – Ketchum, 2 luglio 1961) è stato scrittore e giornalista statunitense. Condusse una vita turbolenta, fece parte della comunità di espatriati americani a Parigi durante gli anni venti, si sposò quattro volte. Ricevette il Premio Pulitzer nel 1953 per “Il vecchio e il mare”, e vinse il Premio Nobel per la letteratura nel 1954.
Lo stile letterario di Hemingway, ebbe una significativa influenza sullo sviluppo del Romanzo americano del XX secolo. Molte delle sue opere sono considerate pietre miliari della letteratura americana.
I suoi romanzi, in ordine cronologico, sono:

1926 - The Sun Also Rises (Fiesta: Il sole sorgerà ancora)
1929 - A Farewell to Arms (Addio alle armi)
1932 - Death in the Afternoon (Morte nel pomeriggio)
1935 - The Green Hills of Africa (Verdi colline d'Africa)
1937 - To Have and Have Not (Avere e non avere)
1940 - For Whom the Bell Tolls (Per chi suona la campana)
1950 - Across the River and Into the Trees (Di là dal fiume e tra gli alberi)
1952 - The Old Man and the Sea (Il vecchio e il mare)

Hemingway ebbe una vita avventurosa: ragazzo del ’99 volontario in Italia durante la prima guerra mondiale, ferito e decorato; volontario nella guerra civile spagnola; sbarcato in Normandia come giornalista al seguito delle truppe americane; amico di Fidel Castro; gran viaggiatore; gran bevitore; boxeur dilettante; appassionato di caccia e pesca; allevatore di gatti; padrino di noti cocktail cubani. Ha distribuito tutto questo nei suoi romanzi.
Ha terminato la sua vita a 62 anni sparandosi con il suo fucile da caccia.

Nel 1926, a 27 anni, pubblica il suo primo romanzo, scritto in 48 giorni: “The sun also rises” (“Fiesta”) ispirato ad avvenimenti realmente accaduti durante una estate passata a Pamplona con alcuni amici e una lady inglese in attesa di divorzio. La trama è abbastanza semplice ed i dialoghi molto serrati. In estrema sintesi, è la storia di un Amore Impossibile, ben condito da grandi bevute, viaggi, scazzottate, corride e pesca alla trota. Tutto il libro si può racchiudere nell’ultimo magistrale dialogo tra i due protagonisti principali: Jake, giornalista americano a Parigi, reso impotente da una ferita di guerra, e Brett, affascinante e spregiudicata Lady inglese, oggetto di desiderio e di contrasto all’interno del gruppo.
"Oh, Jake" disse Brett. "Noi due saremmo stati bene assieme."
Di fronte a noi su una pedana, un poliziotto in kaki dirigeva il traffico. Alzò la sua mazza. La macchina improvvisamente rallentò, spingendo Brett contro di me.
"Già" dissi io, "non è bello pensare così?"
(votata come numero 1 “Famous Last Words: Our 20 Favorite Final Lines in Literature”: Best pessimistic diagnosis of a resigned and wistful generation)

TRAMA
Jake è un giornalista americano corrispondente da Parigi per l’Herald Tribune, ferito, nel corpo e nel morale, durante la prima guerra mondiale. A Parigi frequenta un gruppo di nullafacenti sbevazzoni che conduce una vita inutile e dispendiosa, girovagando per locali notturni (gli americani sfuggivano così gli orrori della guerra e del proibizionismo imperante negli States). Polo di attrazione di questo gruppo è Lady Brett, una bella e disinibita donna inglese che turba gli animi e gli ormoni della maggior parte degli uomini della compagnia. Questa atmosfera sarà immortalata dall’appellativo di “Lost Generation”, affibbiato da Gertrude Stein e poi descritto dallo stesso Hemingway nel romanzo postumo “Festa Mobile”.
Il gruppetto decide di recarsi a Pamplona per vedere le corride organizzate durante la Fiesta di San Firmino (7 luglio), al seguito di Jake, vero Aficionado delle corride. Prima di arrivare a Pamplona, Jake si concede alcuni rilassanti giorni di pesca in compagnia dell’amico Bill mentre Robert Cohn e Brett passano una notte insieme, rovinando per sempre la vita del giovane ebreo e contribuendo ad incrinare l’umore del gruppo per il resto del libro.
L’atmosfera dell’Encierro e gli alcolici bevuti a profusione scaldano rapidamente gli animi del nostro gruppo di amici e i dialoghi si fanno sempre più fitti e spigolosi per culminare in insulti nervosi e virili scazzottate.
Durante una corrida Brett ha un colpo di fulmine per Romero, un giovane e tenebroso torero che la omaggerà con le orecchie dei tori da lui uccisi. La relazione tra i due susciterà l’indignazione degli Aficionados spagnoli che inorridiscono alla vista della perdizione del giovane e promettente toreador.
Finita la Fiesta il gruppo si sfalda. Brett scappa con il torero, Jake torna verso la Francia con Bill e Mike, il fidanzato di Brett, ma i tre si dividono al confine tra Spagna e Francia. Jake si gode ancora qualche giorno di vacanza solitaria al mare quando riceve un telegramma di Brett da Madrid che chiedeva il suo aiuto. Jake corre da lei e la trova in un piccolo hotel, sola e in lacrime. Ha capito che doveva lasciar andare Romero, per il bene del ragazzo, e tornare da Mike. I due protagonisti se ne vanno in taxi per Madrid condividendo la tristezza per una vita che non è stata.

INNOVAZIONI E TEMI TRATTATI
La trama apparentemente semplice sottende in realtà molte tematiche più o meno esplicite.
Gli americani che iniziano a fare veramente gli Americani, ovvero a sentirsi liberi, ricchi e superiori nella vecchia Europa più che a casa loro. La Guerra, vista attraverso la sventura personale del protagonista. La pesca, la natura, la corrida, elementi, insieme alla caccia, che ritornano spesso in quasi tutti i libri di Hemingway. L’antisemitismo latente: il personaggio Robert Cohn viene sempre etichettato “Jew” ed è sempre il più escluso dal gruppo ed il meno coinvolto nella Fiesta. Il personaggio femminile per la prima volta così disinibito: divorziata, beve, fuma, sceglie e cambia uomini a suo piacimento e gli uomini si azzuffano per lei. Ma è al tempo stesso fragile, triste ed insoddisfatta. (NdR: Grazia Deledda riceveva il premio Nobel nel 1926, anno di pubblicazione di Fiesta. Qualche differenza tra i personaggi femminili??).
Nel libro serpeggia anche una morale che spinge a provare tristezza per queste persone infelici, sbronze, inconcludenti e litigiose. Jake, il protagonista, sembra essere l’unico personaggio con delle regole “morali”: ha un lavoro regolare, si lascia andare meno degli altri alle ubriacature, è più indulgente e tollerante degli altri. Anche Lady Brett alla fine si dimostra meno egoista e spregiudicata di quello che lasciava apparire e i suoi dialoghi più intimi con Jake lasciano trasparire sensibilità e fragilità.
Le varie traduzioni italiane sono decisamente datate ed attutiscono il ritmo breve, secco e veloce tipico di Hemingway.

Ecco le nostre edizioni, dopo cena

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