lunedì 27 marzo 2017

Tender is the night

Dopo Hemingway è stata la volta di Francis Scott Fitzgerald, e il libro scelto è stato Tenera è la notte
Naturalmente qualcuno di noi l'aveva già letto e – come succede – ha riportato impressioni diverse dalla sua prima lettura nel nostro incontro del 31 gennaio 2017. 
La genesi e la storia editoriale del romanzo sono tormentate. All'inizio Fitzgerald voleva scrivere la storia di un delitto a sangue freddo. Il personaggio principale si chiamava Francis Melarky e doveva, alla fine della storia, uccidere sua madre. A un certo punto incontrava una coppia, Seth e Diana Pipers e il loro amico Abe Grant. In Tenera è la notte i Pipers diventano i Diver, Abe Grant diventa Abe North e la storia prende decisamente un'altra piega. Nel 1934 esce la versione che abbiamo letto nella traduzione di Fernanda Pivano, comparsa in Italia nel 1949. Nel 1951 viene pubblicata una edizione che tiene conto di alcuni dei molti rimaneggiamenti che Fitzgerald aveva apportato nel corso di nove anni dalla prima stesura, ma che non rispetta però alcune delle raccomandazioni dello scrittore. Questa edizione è tutta centrata sul personaggio di Rosemary. Si può dire che nessuna delle due edizioni è quella che l'autore avrebbe voluto fosse considerata la “versione” definitiva. 

 La storia si svolge in Costa Azzurra dove realmente Scott Fitzgerald e la moglie Zelda Sayre risiedettero, giungendovi da Parigi nell'estate del 1924, con la figlia Scottie e la governante. Portavano anche diciassette tra bauli e valigie nonché un'edizione completa dell'Enciclopedia Britannica. Al suo editore Max Perkins Fitzgerald scrive da S. Juan les Pins: «Sono felice come non lo ero da anni. È uno di quei momenti strani, preziosi e così fuggevoli, in cui tutto nella vita sembra andare bene». Tutto effettivamente sembra andare bene, Scott lavora a Il Grande Gatsby e per questo affitta una villa sulla collina di Saint-Raphaël. Ma la crisi arriva con una relazione che Zelda intrattiene con un pilota (il Tommy Barban del romanzo). La coppia decide di partire per l'Italia e lì passa l'inverno. Un breve ritorno in America vede lo sprofondare nell'alcool di Scott, il tentativo maniacalmente perseguito da Zelda di diventare ballerina e la conoscenza della giovane attrice Lois Moran, che ispirerà a Scott il personaggio di Rosemary in Tenera è la notte. 
Lois Moran

Quando ritornano in Costa Azzurra, ormai nel 1929, a un passo dalla crisi economica che chiuderà un'epoca, vanno a Cap d'Antibes e lì conoscono una coppia di americani, Gerald e Sara Murphy. I Fitzgerald affittano una villa (oggi Hotel Belles Rives), teatro del repertorio completo della gioventù bella (ricca) e dannata: feste, ubriacature, scazzottate, deliri e tentativi di suicidio. Zelda ha la prima manifestazione psicotica e viene ricoverata in una clinica svizzera. Dopo un anno, nel 1931, sembra essersi ripresa e la coppia torna negli Stati Uniti. Segue una ricaduta di Zelda nella malattia mentale e di Scott nell'alcolismo. È in questa cornice - e ciò è abbastanza indicativo della creazione letteraria – che viene completato il romanzo che abbiamo letto.... Non seguiremo più le biografie (troppo sarebbe da scrivere, compresi un tentativo letterario della stessa Zelda, stroncato dalla critica ufficiale e da quella del marito, e la sua passione per la pittura ...) se non per ricordare la morte di entrambi, quella di Scott nel 1940, all'età di 44 anni per un attacco di cuore e quella di Zelda nel rogo della clinica in cui era ricoverata ad Asheville, nel 1948, all'età di 48 anni.


Zelda Sayre nel 1922 

Come si è visto, molto nel libro è stato preso dalla vita reale, tanto che sebbene tecnicamente non sia un romanzo autobiografico quasi tutti i personaggi sono riconoscibili (e infatti sono stati puntualmente riconosciuti). I due principali, Dick e Nicole Diver, ricordano, per il loro essere fulcro catalizzatore del mondo che gli ruota intorno, i Murphy, ma nella psicologia “sono” i Fitzgerald, lui estremamente affascinante, gentile e di una non comune capacità introspettiva, lei di una bellezza soprannaturale, di fronte alla quale le bellezze “mondane” sembrano di cartapesta. Ma questa patina dorata, sapientemente costruita, è adagiata su anime profondamente ferite: Nicole schizofrenica, Dick suo psichiatra che fallisce nella missione di medico-salvatore-innamorato. Un romanzo che trasuda dolore, e il dolore di un'intera generazione, un declino inesorabile seguito impietosamente passo passo con uno stile lontanissimo dall'asciuttezza di Hemingway, preciso ma allo stesso tempo allusivo e ricercato.

Tenera è la notte non ebbe successo e ciò è sicuramente dovuto in primo luogo, come da più parti si è scritto, e come lo stesso scrittore riconosceva, alla sproporzione tra la varie parti. Il nocciolo tragico nel centro, la storia di Rosemary, piuttosto noiosa, preponderante nella prima parte.... Così si espresse lo stesso Fitzgerald: 


 “Il difetto più grande è che il vero inizio del libro, ossia la storia del giovane psichiatra in Svizzera, è relegato a metà del romanzo” 

E se è difficilissimo costruire un romanzo equilibrato nelle sue parti usando un materiale così dolorosamente autobiografico, l'incoerenza, il procedere per “frammenti brillanti e disordinati” (Nugnes), crea uno stile variabilissimo, a volte prosaico, a volte prezioso e raffinato, a volte disarticolato, a seconda delle situazioni che descrive. Tutto questo restituisce un senso innegabile di verità e di aderenza ai momenti raccontati. Prendiamo una sola citazione, che non a caso riguarda il dolore. È a p. 204 dell'edizione Einaudi: 

 “Si scrive di cicatrici guarite, un parallelo comodo della patologia della pelle, ma non esiste una cosa simile nella vita di un individuo. Vi sono ferite aperte, a volte ridotte alle dimensioni della puntura di uno spillo, ma sempre ferite. I segni della sofferenza sono confrontabili piuttosto con la perdita di un dito o della vista di un occhio. Possiamo non perderli neanche per un minuto all'anno, ma se li perdessimo non ci sarebbe niente da fare.” 

Infine il titolo: viene da una poesia di John Keats, Ode a un'usignolo, un canto di desiderio di immortalità di cui riportiamo i versi della quarta stanza (in inglese endecasillabi). 

IV. 
Via ! Via da qui ! Verso di te voglio volare, non sul carro di Bacco e dei suoi leopardi, ma sulle invisibili ali della Poesia, nonostante la mia torpida mente sia tarda e perplessa; però con te! Tenera è la notte, e chissà, forse la Regina Luna è sul suo trono, circondata da una miriade di Fate stellate; Però qui non c'è altra luce che quella che giunge dal cielo soffiata dalla brezza attraverso verdi ombre e sentieri umidi e tortuosi! 

 Trad. di E. De Clermont-Tonnerre




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