Continuando con la
letteratura nord-americana, rieccoci ad un Nobel: John Steinbeck
(1902-1968) vincitore per l'anno 1962 con la seguente motivazione:
"Per
le sue scritture realistiche ed immaginative, che uniscono l'umore
sensibile e la percezione sociale acuta".
Apprese
di aver vinto il premio Nobel dalla TV, stava seguendo la notizia
della crisi dei missili a Cuba.
Ci
siamo incontrate (il femminile è d'obbligo perché l'unico
partecipante al gruppo di sesso maschile non era presente) il 28
febbraio, martedì grasso, tutte tranne una, giustificatissima,
perfettamente allineate con l'impegno di presentarci mascherate da …
libro letto. Per carità di patria non si riporta la descrizione di
tutte le maschere ma una menzione speciale va a “Canne al vento”
e a “Tenera è la notte”....
Lo
Steinbeck de La
luna è tramontata
ci è piaciuto molto, uno stile asciuttissimo e una trama altrettanto
asciutta ma con caratteri via via più simbolici, inaspettatamente.
Ma poi abbiamo letto che questo è vero, pur se con molte differenze,
anche per “Uomini e topi” e “Furore”.
Una
storia tragica, sebbene narrata con ironia, che nonostante tutto
contiene forti elementi di speranza “umanistica” si potrebbe
dire, cioè di fiducia nella capacità umana di riuscire, davanti a
un pericolo collettivo, a conservare la dignità, ciascuno per tutti.
Dal suo discorso al conferimento del Nobel:
“La
diffusione della letteratura non si deve a un clero scialbo e fiacco,
intento a salmodiare litanie in chiese vuote, né è un giochino per
eletti isolati dal mondo, i rozzi mendicanti della disperazione a
basso costo. La letteratura è antica quanto la parola. È scaturita
dal bisogno stesso dell’uomo per essa, e non è cambiata, se non
per il fatto di essere diventata ancor più indispensabile. Ritengo
che lo scrittore che non creda appassionatamente nella perfettibilità
dell’uomo non abbia alcuna devozione per la letteratura né diritto
di appartenervi.”
Nel
Galileo di Brecht, un testo teatrale uscito nel 1943, quasi in
contemporanea con La
luna è tramontata,
c'è la famosa frase: “Felice la terra che non ha bisogno di
eroi”. Una eco, un'affinità involontaria ? questo è il contributo
al riguardo di Luisa Marigliano:
Tra
i suoi personaggi non ci sono eroi, eroine, perché hanno coraggio ma
anche paura, sono impulsivi ma anche riflessivi, affrontano con
serenità l’invasione, la morte, ma ne sono anche angosciati. È un
romanzo antibellico, antimilitarista. Il paese è conquistato con
facilità e con la connivenza di un traditore “locale”. Ma
l’anima delle cittadine/dei cittadini non si fa mai prigioniera del
nemico. I pensieri dei personaggi ci dicono che nella guerra non c’è
poesia, eroismo, allegria; nella guerra c’è solitudine, dolore,
sangue, isolamento, odio. Del resto la luna non tramonta. Il tramonto
della luna è un’illusione proprio come è un’illusione che la
guerra si concluda con vincitori e vinti, la guerra lascia solo
sconfitti. Il riferimento del titolo è forse al “Macbeth” di
Shakespeare. Poco prima che Banquo incontri Macbeth, deciso ad
uccidere Duncan, chiede a suo figlio Fleance: “How goes the night,
boy?” e Fleance risponde: ”The moon is down; I have not heard
the clock” quasi ad evocare simbolicamente la discesa del male
sulla città.
Abbiamo
amato moltissimo tutti i personaggi, il sindaco, la cuoca, la giovane
vedova del ragazzo che viene giustiziato. E riconosciuto la grande
profondità psicologica nel trattare i caratteri dei nazisti (nel
libro non si dice mai che lo sono, ma sono riconoscibili uno ad uno
con i loro atteggiamenti di accettazione, quasi da contabili della
morte, degli ordini ricevuti, i loro tic, le loro idee balzane sul
dovere).
Fu
Pavese a far conoscere Steinbeck – e a introdurre così la
letteratura americana in Italia - traducendo “Uomini e topi” nel
1937 ma a noi è venuto in mente un parallelo significativo,
stilistico e di contenuto, tra due incipit: quello de “La luna è
tramontata” e quello de “I ventitrè giorni della città di Alba”
di Beppe Fenoglio.
Steinbeck:
Alle
dieci e quarantacinque tutto era finito. La città era occupata, i
difensori abbattuti e la guerra finita.
Fenoglio:
Alba
la presero in duemila il 10 ottobre e la persero in duecento il 2
novembre dell'anno 1944
Una
piccola notazione sul cibo, sempre di Luisa Marigliano, visto che i
nostri incontri sono sempre anche gastronomici:
Steinbeck si
adattava a mangiare ciò che il territorio gli offriva. Si racconta
che per un certo periodo della vita californiana tenne una mucca col
cui latte preparava burro, formaggio. Quando abitò a Long Island
mangiava tanto pesce e frutti di mare. In Inghilterra aveva una
piccola proprietà dove coltivava verdure e ortaggi. Un vero
antesignano del consumo a chilometro zero! La sua pietanza preferita
era una zuppa messicana a base di carne di maiale rosolata con le
cipolle, cui a metà cottura vengono aggiunti il mais, il cumino e
altre spezie a piacere.
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